Allorché un seno con protesi abbia bisogno di un intervento riparativo o conservativo, è opportuno conoscere lo stato tecnologico attuale di ingegneria delle protesi affinché si possa avere un’idea precisa delle soluzioni offerte. Esistono tipi di protesi diverse, nella forma e nel contenuto, ognuna con caratteristiche peculiari capaci di rispondere a esigenze estetiche e funzionali complementari. In particolare, la protesi tonda ha forma regolare e uniforme, mentre quella a goccia appare più piena a livello inferiore per replicare la forma anatomica.
Questo non significa che una protesi conferisca al seno un aspetto più naturale dell’altra: il ricorso all’uno o all’altro impianto deve essere il frutto di considerazioni più ampie, cucite sulle esigenze personali, in base alle quali il chirurgo deciderà quale percorso intraprendere per garantire un risultato sempre equilibrato e armonioso.
Oltre alla forma, le protesi differiscono anche per i materiali di cui sono composte. I gel siliconici continuano a essere una scelta diffusissima, ma sono disponibili anche alternative in poliuretano o con microsfere di borosilicato. In generale, le protesi moderne garantiscono una maggiore ergonomicità e i gel siliconici coesivi di ultima generazione assicurano una lunga durata nel tempo.
La necessità del cambio protesi fisiologico è andata posticipandosi nel tempo grazie all’avanzamento tecnologico. Mentre in passato il periodo di obsolescenza dell’impianto era più o meno noto, oggi le protesi non hanno data di scadenza tanto che possono durare qualche decennio senza presentare problema alcuno. In tale quadro, è comunque lecito che una paziente possa decidere di sottoporsi a un cambio di protesi anzitempo per modificare le dimensioni dell’impianto scelto in precedenza, anche ove si verifichino oscillazioni importanti del peso. Il cambio di protesi è la soluzione indicata in presenza di ondulazioni cutanee, il rippling, frutto di difetti tecnici o di copertura.
L’intervento di sostituzione è spesso semplice. Per l’ingresso, si sfrutta la cicatrice precedente, si pulisce la tasca in cui viene posizionata la protesi e si procede al cambio. L’operazione è facilitata dai gel odierni che, a differenza di quelli in uso in passato, rimangono in sede senza disperdersi.
L’eventualità di una rottura della protesi è rara ma non impossibile, determinata soprattutto da traumi o da fenomeni spontanei. Può succedere, altresì, che la paziente si accorga del problema solo al momento di esami diagnostici, poiché non sempre la rottura è associata a evidenti anomalie estetiche. Di per sé, la lesione di una protesi non richiede un intervento di riparazione urgente dal momento che il gel fuoriuscito non causa alcun danno, sebbene si tenda a procedere alla sostituzione della protesi entro i 3 mesi dalla rottura. Una volta fissato l’intervento riparativo, basterà pulire la tasca di alloggio e inserire la protesi integra.
L’impianto di una protesi è associato a una risposta fisiologica dell’organismo che tende a isolare il corpo estraneo circondandolo di una membrana fibrosa, la capsula periprotesica. In caso di mastoplastica additiva, questa situazione è favorevole poiché porta a una stabilizzazione della protesi all’interno della tasca di alloggio, minimizzando il rischio di dislocazione. In taluni casi, però, la risposta del corpo è eccessiva, tanto da provocare un irrigidimento innaturale della capsula con conseguente indurimento della mammella e dolia avvertita dalla paziente.
Le cause possono essere diverse, legate a malattie autoimmuni, all’abuso di alcol, a protesi di bassa qualità o, in rari casi, all’impianto in posizione retroghiandolare. Sebbene nei casi meno gravi si possa cercare di risolvere il problema attraverso terapia farmacologica, in genere, a fronte di una contrattura capsulare, occorre procedere alla sostituzione della protesi contestuale all’asportazione o all’incisione della capsula stessa.