Cosa sapere sulle Protesi Mammarie

Cosa bisogna sapere sulle protesi mammarie

La mastoplastica additiva è l’intervento chirurgico più eseguito in campo estetico e,

come tutti gli interventi di chirurgia plastica, è anche estremamente delicato, in quanto deve rispondere ad elevate aspettative che coinvolgono sia la sfera fisica della paziente, che quella psicologica.

E’ mio consiglio, perciò, non sottovalutare tale procedura ed affidarsi solo alle mani di esperti professionisti in grado di gestire tutte le esigenze e le eventualità che si possono incontrare durante questo cammino.

In questa ottica, pur essendo profondamente convinto del fatto che la scelta della protesi spetti principalmente al chirurgo- che deve accogliere i desideri della donna e tradurli in un risultato duraturo- ritengo importante sfatare alcuni miti che circolano quotidianamente sui media, in modo che la paziente abbia alcune nozioni di base.


FAQ (FREQUENT ASKED QUESTIONS):


Di che cosa sono fatte le protesi mammarie?

Le protesi mammarie più frequentemente impiantate sono costituite da un involucro di silicone e sono riempite con gel di silicone;



Ne esistono anche rivestite in poliuretano, ma hanno un’indicazione più limitata e specifica.

Il silicone contenuto nelle protesi mammarie può provocare il cancro?

No, non esistono studi che dimostrino tale dato: il numero di protesi mammarie impiantato nel mondo è elevatissimo (soltanto negli U.S.A. si stimano 1,5 milioni di donne con protesi) e non si registra alcun aumento di incidenza di cancro rispetto alle donne che non si sono sottoposte a mastoplastica additiva.

Per quanto riguarda il tumore al seno, invece, la protesizzazione sembra svolgere un ruolo addirittura protettivo per due ragioni:

-primo, l’età media delle donne che si sottopongono a mastoplastica additiva si colloca fra il 2° e il 4° decennio di vita e questo implica che, in ragione degli accertamenti pre-operatori e dei controlli di follow-up cui devono sottoporsi, le pazienti vadano incontro ad un esame medico ancora più precoce rispetto a quello indicato nelle più recenti linee guida sulla prevenzione del tumore della mammella.

-secondo, la presenza delle protesi mammarie induce, a causa del continuo sfregamento, un progressivo assottigliamento della ghiandola mammaria, con conseguente diminuzione di cellule che possono potenzialmente degenerare in neoplasia.

Il silicone contenuto nelle protesi mammarie provoca allergie?

No, il silicone è una molecola assolutamente inerte. In passato, quando era ancora permessa l’infiltrazione liquida di silicone, potevano svilupparsi delle fastidiose “reazioni da corpo estraneo” dovute al sistema immunitario che, incapace di eliminarlo, lo confinava all’interno di granulomi.

Oggigiorno, invece, proprio per la struttura “a barriera” delle protesi mammarie, non esistono evidenze scientifiche di un nesso fra aumento di patologie quali malattie autoimmuni o malattie del connettivo ed impianto delle protesi stesse.

Il silicone contenuto nelle protesi mammarie si disperde nel corpo e può passare nel latte materno?

Esiste in realtà un fenomeno, che con le protesi ora in commercio è praticamente annullato, per il quale minime quantità di silicone trasudano dall’involucro: tale quantitativo, però, è talmente irrisorio da non essere registrabile con gli esami ematici. La maggioranza del silicone circolante nel nostro corpo proviene dal contatto tra i cibi che ingeriamo e alcuni contenitori alimentari che ne sono ricoperti.

Uno studio sui livelli di silicio (la componente rilevabile del silicone) nel latte materno non ha evidenziato una presenza superiore nel latte di madri portatrici di protesi al seno rispetto ad un campione di donne senza impianti.

Cosa si intende per “contrattura capsulare”?

La contrattura capsulare è un fenomeno che determina la formazione di uno strato fibroso intorno alla protesi.

Tale processo è determinato dall’eccessiva risposta del sistema immunitario della paziente, che cerca di avvolgere la protesi nell’intento di eliminarla. La capsula può essere più o meno spessa e più o meno tenacemente adesa ai tessuti circostanti e, in maniera direttamente proporzionale a tali caratteristiche, sarà dolorosa e inficerà il risultato estetico dell’intervento.



Le motivazioni che la determinano non sono chiare: se da un lato esiste sicuramente una predisposizione individuale, dall’altro alcuni studi scientifici hanno evidenziato come alcune manovre chirurgiche o l’utilizzo di protesi scadenti possano aumentare l’incidenza di contrattura.

Le protesi mammarie scoppiano in aereo o in seguito ad immersioni subacquee?

Le protesi mammarie di ultima generazione sono in grado di resistere a notevoli sollecitazioni meccaniche,



pertanto è altamente improbabile che viaggi in aereo o immersioni ricreative possano comprometterne l’involucro. Al più, al variare della pressione, si possono osservare transitori fenomeni di lieve contrazione ed espansione dell’involucro, con la possibile conseguente formazione di microbolle di aria all’interno della protesi.

Infine, le protesi delle marche più importanti ed utilizzate hanno una produzione statunitense e vengono importate nel nostro paese per via aerea.

Cosa succede se una protesi mammaria si rompe?

Il gel di silicone contenuto nelle protesi attuali ha una peculiare caratteristica tecnica che si chiama “coesività”. In pratica, la struttura molecolare non permette alla sostanza di disperdersi, ma rimane appunto coesa a se stessa, senza dissolversi e migrare.



Nel caso in cui, però, venisse diagnosticata una rottura protesica (la diagnosi si pone mediante esame clinico, la risonanza magnetica e con l’ecografia), è necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico per la bonifica e la sostituzione dell’impianto.

Con le protesi mammarie quali esami devo fare per la prevenzione del cancro al seno?

L’esame d’elezione per le pazienti con protesi al seno è la Risonanza Magnetica (RMN). Esistono, però, macchinari moderni con una potenza (Tesla) così elevata da generare un campo magnetico in grado, in alcuni casi, di alterare la struttura molecolare del silicone. Pertanto, prima di sottoporsi a tale esame, è utile informare il tecnico radiologo o il medico radiologo della presenza di tali impianti, allo scopo di avvalersi dello strumento più adeguato.

Altri esami possibili sono l’Rx mammografico o l’ecografia, che però trovano indicazione clinica solo nel caso in cui la ghiandola mammaria sia ben rappresentata.

Ad ogni modo è meglio domandare allo specialista quale sia l’esame più adatto al proprio seno.

Quanto durano le protesi mammarie?

Difficile stabilire quanto tempo dureranno le nostre protesi. Le migliori attualmente in commercio sono “garantite a vita, in condizioni normali”, definizione questa abbastanza sibillina.

Quello che sostengo con le mie pazienti è che valutazioni cliniche-anatomiche (i.e. conformazioni toraciche troppo acute determinano un’usura più rapida dell’involucro), stile di vita condotto (differenti sono le sollecitazioni di un’insegnante di aerobica da quelle di un’impiegata sedentaria), permettono al chirurgo di essere in grado di fare una stima di durata che mediamente si aggira attorno ai 10 anni. Aggiungo sempre che costanti controlli clinici permettono allo specialista di verificare e monitorare il grado di deterioramento della protesi.

Che differenza c’è tra protesi tonde e anatomiche?

Anatomica o rotonda è riferito alla forma della protesi:



la prima, tenuta verticalmente, ha una sezione a goccia, la seconda emisferica. Per quanto riguarda la resa estetica, non significa che le prime diano risultati più naturali delle seconde: ognuna va utilizzata con indicazioni ben precise.

È vero che le protesi mammarie al tatto sono fredde?

No, le protesi mammarie accumulano la temperatura corporea. Nel caso di protesi molto voluminose e posizionamento retro-ghiandolare, è possibile che il calore sia sensibilmente minore e la sensazione da parte delle pazienti sia quella di avvertire minor temperatura. Tale evenienza non si presenta in caso di posizionamento retro-pettorale, essendo gli impianti maggiormente protetti.

In conclusione, l’uso di impianti mammari al silicone per l’aumento del seno risulta essere alquanto sicuro. Come per qualsiasi intervento chirurgico, però, soltanto la corretta indicazione da parte dello specialista e l’utilizzo di opportuni presidi determinano la diminuzione del rischio e la predominanza dei benefici.

Per approfondimenti visitate anche il sito delle marche che utilizzo

www.mentorwwllc.com/global-it/breast-augmentation/breast-implant-safety.html

www.natrelleitalian.eu/breast-enhancement/Pages/warranty.aspx

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