Juneco: Medicina Estetica e Urban District

Interessante intervista su EconomyMag ai vertici della Clinica di Medicina Estetica Juneco, situata nell’Urban District di Milano, che ad un anno dall’apertura Juneco vince infatti la scomessa di aver avvicinato la cura ed il benessere fisico al grande pubblico.

Il Dr Fabio Caviggioli, direttore sanitario di Juneco in Milano City Life, sottolinea come la scelta del personale altamente qualificato e la qualità delle prestazioni siano tra i punti focali di questo successo.

Intervista completa su https://www.economymag.it/modelli/2019/02/11/news/cliniche-di-medicina-negli-urban-district-juneco-vince-la-scommessa-3248/

Come si ritoccano i Chirurghi Estetici?

Cosa fanno le professionalità della Chirurgia Plastica e della Medicina Estetica per migliorare il loro benessere fisico ed estetico? Quali interventi e trattamenti operano su se stessi coloro che ritoccano gli altri?

Un interessante articolo sul Corriere della Sera ad opera di Rossella Burattino e Giancarla Ghisi ci racconta come agiscono le migliori personalità del settore tra le quali anche il Dr. Fabio Caviggioli Chirurgo Plastico e Medico Estetico ha dato il suo contributo.

Nell’intervista si parla di PRP, Tossina Botulinica e tanti altri Trattamenti che chiariscono quale direzione Medicina Estetica e Chirurgia Plastica vogliono intraprendere in Italia e nel Mondo attraverso gli occhi dei Medici che vivono queste due discipline quotidianamente

Leggi la versione pdf dell’ Articolo Corriere della Sera

Ricostruzione seno dopo Mastectomia

Il cancro al seno rappresenta quasi un terzo dei casi dei tumori insorti nelle donne e ciò lo rende di gran lunga il più comune. Per quasi la metà di loro la mastectomia rappresenta un salvavita, ma è anche un qualcosa che modifica la vita stessa. Imparare ad adattarsi a un nuovo corpo è tanto impegnativo quanto il recupero dal cancro stesso: non è un viaggio facile.
Per fortuna, ci sono una serie di trattamenti disponibili in caso di mastectomia che possono ripristinare la silhouette e aiutare a sentirsi a proprio agio con se stessi.


Qui di seguito le più comuni e comprovate opzioni disponibili:


Impianti ricostruttivi
Gli impianti (protesi) sono il modo più comune per ripristinare chirurgicamente il seno dopo mastectomia. Come ogni aumento del seno, la forma a goccia tende a dare un aspetto più naturale. Il pregio di questa procedura è che è semplice e quindi ampiamente utilizzata. L’unico problema con gli impianti di ricostruzione è che i pazienti, dopo mastectomia, hanno pochi dei tessuti molli che costituivano prima la mammella (ghiandola, grasso e pelle), quindi rimane una limitata copertura dell’impianto e ciò può far apparire meno naturale il risultato.Se i tessuti rimanenti sono insufficienti un’opzione intermedia è quella di utilizzare espansori, cioè impianti che si gonfiano con soluzione fisiologica e creano spazio per alloggiare successivamente in modo adeguato la protesi definitiva.

Come negli aumenti di volume l’effetto finale di un impianto dipenderà dalla forma del seno e del torace. Nelle ricostruzioni totali, rispetto agli aumenti estetici, le protesi rimangono più alte e tendono a restare ferme quando ci si sdraia. Così un impianto che in piedi e nella coppa del reggiseno risulta simmetrico alla mammella sana, apparirà diverso da sdraiati. Se si ha una doppia mastectomia, però, gli impianti saranno perfettamente simmetrici. Un altro vantaggio di utilizzare gli impianti è il tempo di recupero che è rapido e minore rispetto alle altre tecniche. Tuttavia, questo metodo ricostruttivo comporta un rischio di complicazioni come la contrattura capsulare (che è quando il tessuto cicatriziale che si forma intorno alla protesi può stringere e indurire) che potrebbe avere bisogno di correzione chirurgica.



La sostituzione dei tessuti
La ricostruzione del seno con i propri tessuti è un’altra opzione. Conosciuta come “lembo libero”, è una metodologia più specialistica e utilizza tessuti presi da qualche altra parte dal corpo (come schiena, pancia, cosce o glutei). E’ importante precisare che non tutte le Unità di Chirurgia Plastica hanno la possibilità di offrire questo tipo di soluzione.

Questo tipo di chirurgia è più probabile che dia un risultato più naturale di una protesi, soprattutto a lungo termine.

Naturalmente ci sono alcuni rischi: il rischio principale di questa chirurgia è la sopravvivenza del lembo, cioè, come in un vero e proprio trapianto, l’apporto di sangue a una parte o a tutto il tessuto trasferito può avere problemi e mandare in necrosi l’area.


Nipple-sparing mastectomy o Mastectomia con il risparmio del capezzolo
Si è visto che in alcuni casi è possibile risparmiare il capezzolo durante la mastectomia senza compromette il trattamento del cancro. Questa opzione non è disponibile per tutti – se il tumore è troppo grande o troppo vicino al capezzolo, potrebbe non essere possibile evitare di rimuoverlo. Tuttavia, se questo può essere fatto il risultato può sembrare molto simile al seno originale e di solito lasciando solo una piccola cicatrice.

Se questa procedura non è un’opzione, ci sono numerosi specialisti tatuatori che possono egregiamente tatuare una nuova areola. Il capezzolo invece viene completamente ricostruito con i tessuti della paziente.
Qualunque cosa si decida insieme per il vostro caso, non abbiate fretta!. Sappiate comunque che a maggior parte delle ricostruzioni ha bisogno di più tappe e rettifiche di uno o entrambi i lati e perciò che è un viaggio: noi Chirurghi Plastici dobbiamo adattare il risultato al tempo, mimando l’azione della Natura.

Capire la Ginecomastia

La ginecomastia è un aumento del tessuto mammario nei maschi che si può verificare a qualsiasi età. I pazienti possono rilevare un ampliamento di uno o entrambi i seni che può risultare asintomatico o doloroso specialmente in corrispondenza dell’areola. A questo livello può essere percepita una massa di consistenza gommosa. Molto spesso chi ha questo tipo di problema soffre di stress emotivo e sintomi psicologici come risultato dell’ingrandimento del seno.

 

Quali sono le cause di ginecomastia?
La ginecomastia può avere molte cause e può variare in base all’età del paziente. Le cause più comuni sono:

-Squilibrio ormonale a causa dell’aumento di ormoni estrogeni con testosterone basso, come si è visto nei bambini e negli adolescenti durante la pubertà
-I farmaci, compresi quelli per l’epilessia, depressione, ulcere e disturbi cardiaci
-Farmaci anti-androgeni
-Steroidi, tra cui prednisone e steroidi anabolizzanti per aumentare il muscolo
-I farmaci chemioterapici
-L’uso di marijuana, alcol e altre droghe illegali
-Il cancro del fegato, polmone, ghiandola pituitaria, delle ghiandole surrenali o dei testicoli
-Condizioni mediche come cirrosi del fegato, insufficienza renale, tiroide iperattiva o malnutrizione
-Malattie genetiche come la sindrome di Klinefelter con conseguente ipogonadismo

Quale causa è più comune?
In realtà nella maggioranza dei casi la ginecomastia più trattata è quella Falsa o pseudo ginecomastia.
Si considera Falsa quando si ha l’aumento della sola componente adiposa della mammella senza che la ghiandola subisca ingrandimenti. In questo caso, infatti, è solitamente un fattore di peso corporeo ad influire sul seno: aumentando il peso aumenta anche il tessuto adiposo in questa regione dando un aspetto femminile al torace. Purtroppo frequentemente una dieta o un intervento per rimettersi in forma non fanno rientrare il quadro e sarà quindi necessario intervenire chirurgicamente.

Cosa devo fare se penso di avere una ginecomastia?
E ‘importante consultare un medico se si sospetta di avere una ginecomastia. Il medico eseguirà un esame fisico, cercherà di ottenere una storia clinica dettagliata e può prescrivere altri test diagnostici per determinare la causa dei sintomi. E ‘importante informare il medico se si ha una storia familiare di cancro al seno, perché anche gli uomini possono sviluppare il cancro al seno e questa può essere la causa.

Come si tratta una ginecomastia?
Una volta accertato che non esistono problematiche metaboliche che sostengono l’aumento del seno, l’intervento proposto prevede di eliminare le componenti in eccesso che possono essere: pelle, ghiandola e grasso ( anche non tutte insieme). Nei casi più gravi di aumento sarà necessaria una mastectomia (si eliminano tutti gli eccessi) con evidenti cicatrici, nei casi più lievi, invece, sarà sufficiente la liposuzione per risolvere il problema.

Da sapere sulla Riduzione del seno

8 cose che le donne dovrebbero sapere sulla Riduzione del seno… ma forse non sanno!

Dopo aver sopportato il disagio e spesso l’imbarazzo di avere seni grandi e pesanti, molte donne, decidono di sottoporsi a un intervento chirurgico di riduzione per il sollievo della propria schiena. In realtà, più di 114.000 donne americane hanno ridotto il seno nel 2014. Ecco quello che dovete sapere prima di andare sotto i ferri.

1. Non c’è un solo tipo di incisione (e quindi di cicatrice). La riduzione del seno comprende la rimozione della pelle e del tessuto mammario sotto di essa. Ci sono tre tipi di incisione possibili. Quale scegliere in gran parte dipende da quanta pelle e tessuto mammario devono essere rimossi. Se avete solo bisogno di eliminare una piccola quantità, c’è l’incisione periareolare (FIG1) che elimina solo la cute attorno all’areola e il parenchima sottostante. Se si necessita di rimuovere più pelle e tessuto, il livello successivo è l’incisione “a lecca-lecca” (FIG2) , che lascia una cicatrice attorno all’areola e una seconda verticale che va verso il basso dalla base della areola al solco. Per più ampie riduzioni si usa la cicatrice a “T rovesciata”(FIG3), che ha le stesse due incisioni come il lecca-lecca e una cicatrice aggiuntiva che corre lungo il solco inferiore. In alcuni casi, il chirurgo può aggiungere la liposuzione per aiutare a ridurre il tessuto mammario, soprattutto laterale.



2. Se si desidera ridurre bisogna assicurarsi che i seni non crescano più. C’è una ragione per cui la riduzione del seno non è in genere raccomandata nell’adolescenza: idealmente si preferisce aspettare fino a quando si raggiunge un’età in cui il corpo ha smesso di crescere, solitamente dopo i 21 anni. Ma ci sono delle eccezioni: per esempio, le giovani donne ancora in pubertà che sviluppano rapidamente grandi seni e sono ancora in crescita possono optare per l’intervento chirurgico. Infatti a quell’età, stanno avendo uno sviluppo sociale molto importante che può essere viziato dall’avere mammelle grandi. Non solo, nell’età dello sviluppo il peso eccessivo può limitare il movimento o dare problemi posturali con ripercussioni successive.

3. Non è così rara una seconda operazione Bisogna tenere a mente che, anche se si aspettano i 21 anni per operarsi, il seno può cambiare in occasione di gravidanze, allattamento o in caso di importanti variazioni di peso.

4. La vostra assicurazione o il SSN può contribuire a pagare l’intervento. L’operazione di riduzione del seno ha un costo molto variabile a seconda del volume, della struttura in cui si esegue e dell’esperienza del chirurgo. La buona notizia è che molti piani di assicurazione sanitaria coprono un intervento chirurgico di riduzione del seno e in casi eclatanti (esistono misurazioni precise per stabilirlo) può essere a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Questo perché, anche se l’intervento chirurgico è estetico ha anche benefici medici, come alleviare dolore del collo, della schiena e delle spalle.

5. I capezzoli possono essere più o meno sensibili dopo l’intervento. Alcune donne trovano che la sensibilità del capezzolo non sia la stessa nel post-operatorio. In effetti c’è un rischio che la sensibilità del capezzolo sia ridotta o del tutto assente. Questo accade perché i nervi possono venire alterati o tagliati durante la procedura. In alcuni casi invece la sensibilità può aumentare.

6. Può alterare la vostra capacità di allattare. Durante l’intervento di asportazione del tessuto adiposo, ghiandola e pelle, si possono danneggiare i nervi e i dotti del latte. In realtà il potenziale di allattamento non dovrebbe variare. Bisogna sottolineare che spesso le donne che riducono il seno non hanno ancora avuto una gravidanza e quindi non si sa se possano o meno allattare prima dell’intervento.

7. C’è qualche trucco per ridurre al minimo le cicatrici. Anche se la tecnica del chirurgo può fare la differenza nel modo in cui le cicatrici appariranno, bisogna sottolineare che i geni determinano in gran parte la cicatrizzazione finale: un chirurgo può fare 10 cicatrici differenti sulla stessa parte del corpo a 10 persone diverse, e avranno tutte un aspetto diverso. L’applicazione di creme per cicatrici al silicone sembra dare un risultato decisamente positivo. Questo perché la riduzione della tensione sembra contribuire a far guarire meglio. Comunque le cicatrici possono essere rifatte dopo che il seno è guarito e se proprio il problema persiste si possono tatuare.Comunque è importante avere aspettative realistiche: ci sono sempre cicatrici quando si esegue un intervento chirurgico e sono permanenti.

8. Preparatevi per una grande spinta di autostima. Grandi seni penduli (ptosici) non sono solo pesanti da portare in giro: possono anche appesantire la tua autostima. Quindi non è una sorpresa che uno studio finlandese ha scoperto che fino a un terzo delle donne che si sottopongono a un intervento chirurgico di riduzione del seno soffrono di ansia, depressione o entrambi.Lo stesso studio ha poi mostrato che nel post-operatorio tali donne migliorano significativamente. Un altro studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Plastic and Reconstructive Surgery ha rilevato che l’80 per cento delle donne che ha ridotto il seno ha valutato i risultati della chirurgia come “molto buono” o “buono” dopo un anno

5 Domande sull’Aumento del Seno

1. IL CHIRURGO E’ SPECIALISTA CERTIFICATO IN CHIRURGIA PLASTICA?
Una volta che avete deciso di procedere con l’aumento del seno, la scelta del chirurgo è probabilmente la decisione più importante che dovrete prendere. La risposta alla domanda di cui sopra dovrebbe essere breve e cioè “Sì!” Se il chirurgo dice: “Io sono SPECIALISTA” (lasciando il termine chirurgo plastico fuori dalla definizione) o aggiunge una specializzazione diversa rispetto alla chirurgia plastica, significa che potrebbe essere specializzato in qualsiasi materia tra cui medicina interna, medicina di famiglia, Chirurgia Generale e Ostetricia / Ginecologia (in Italia l’obbligo di Specialità inerente c’è solo per Radiologia e Anestesia). Potete comunque verificare i titoli o sul sito dell’Ordine dei Medici della città in cui il medico esercita oppure sul sito di S.I.C.P.R.E. (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica)

2. LA STRUTTURA CHIRURGICA E’ ABILITATA AL MIO INTERVENTO?
Sottoporsi ad un intervento chirurgico, compresa la chirurgia estetica elettiva, è una scelta che deve essere considerata con rispetto. Ci sono rischi sempre per qualsiasi intervento chirurgico, ed è perciò indispensabile che la struttura in cui ti appresti ad accedere sia certificata, ovvero abbia i permessi per erogare i servizi che richiedi, che assicura un’anestesista appropriato e attrezzature essenziali e che aderisca a criteri rigorosi per ridurre al minimo le infezioni e le complicazioni .. Molti medici cercano di attirare i pazienti con la “sicurezza” di anestesia locale, ma non è sufficiente.

3. QUALI FORMA E DIMENSIONE DEL SENO DEVO SCEGLIERE?
La discussione con il vostro chirurgo di scelta verterà sulla posizione, la forma e la dimensione dell’impianto. Allo stato attuale più del 90% delle protesi impiantate nel mondo sono al silicone altamente coesivo che offre i maggiori vantaggi per ciò che riguarda sicurezza, durata nel tempo e naturalezza di risultato (anche alla palpazione). Il vostro chirurgo poi vi spiegherà, a seconda del vostro obiettivo e delle vostre caratteristiche personali, quale posizione e quale dimensione sarà idonea a raggiungere il risultato desiderato.

4. QUANTI GIORNI DI RECUPERO SARANNO NECESSARI?
L’operazione di aumento del seno dovrebbe richiedere meno di un’ora e molte volte può durare un minimo di 30 a 40 minuti in anestesia generale. Ciò significa che, accoppiato ad accurate tecniche chirurgiche, il gonfiore e i lividi dovrebbero essere modesti e il recupero più veloce rispetto agli anni passati. La maggior parte dei pazienti assumeranno farmaci per il dolore per 3-4 giorni, ma potranno tornare al lavoro in meno di una settimana, purché il loro lavoro non richieda una significativa attività fisica. Un intenso esercizio fisico dovrebbe essere evitato per circa un mese dopo l’intervento chirurgico.

5. QUANTO TEMPO DURANO LE PROTESI MAMMARIE?
Le protesi mammarie al silicone di oggi sono molto resistenti e dovrebbero durare molti anni. Nessun impianto, se si tratta di una protesi mammaria, protesi al ginocchio o protesi dell’anca, durerà tutta la vita. Una volta guariti, il chirurgo sarà sempre felice di vederti nel follow-up che servirà anche per constatare il deterioramento della protesi. Se non si riscontrano problemi, non vi è alcun motivo per cambiare gli impianti, anche se alcuni pazienti decidono di cambiare gli impianti ad un certo punto dopo gravidanze, variazione di peso o preferenze personali. L’aumento del seno ha un altissimo tasso di soddisfazione e le pazienti amano la loro ritrovata fiducia e il divertimento che hanno nei loro nuovi costumi da bagno!

Per approfondire vedere anche l’articolo Cosa sapere sulle Protesi Mammarie

Soluzioni per Riduzione dei Lobi

Riduzione dei Lobi: Soluzione per le “Orecchie da Nonna”

Sembra che nessuna nostra parte sfugga al processo di invecchiamento, infatti, nemmeno i lobi la passano indenni. Si può dare la colpa agli orecchini pesanti o alla familiarità, ma penduli, allungati o flosci sono associati alla vecchiaia. L’influenza dei lobi sull’invecchiamento del volto è molto più marcata di quanto si pensi: fa scendere in basso tutto il volto!

Ma la soluzione c’è ed è semplice si chiama Loboplastica.

La Loboplastica di solito veniva eseguita insieme al lifting, ma ora esistono metodi molto veloci in grado di migliorare l’aspetto: possiamo “attaccare” lobi che hanno un aspetto allungato, rimpolpare quelli svuotati e riappiattire quelli prominenti dando così più proporzione al viso.

E’ un miglioramento in apparenza minimo e limitato, ma è incredibile quanto più giovane il volto può apparire quando i lobi delle orecchie sono stati corretti e non sono più penzolanti!

CANCELLARE ANNI in meno di un’ora
La Loboplastica è un intervento in anestesia locale eseguibile ambulatoriamente. Le tecniche utilizzate dipenderanno dal difetto: se c’è tessuto in più questo va semplicemente rimosso, se è veramente disceso va anche liftato verso l’alto (fig.1), se è vuoto si può rimpolpare con del grasso dello stesso paziente e se è aperto si può ricostruire (fig 2). In tutti i casi ce la si cava con mezz’ora di intervento e la possibilità in 6 settimane di rimettere gli orecchini e le cicatrici sono praticamente invisibili perché accuratamente nascoste.


Loboplastica Figura 1
Loboplastica Figura 2


Sottile, ma significativo
La soddisfazione dei pazienti per questi interventi è sempre molto alta: finalmente si possono portare capelli corti che rendono l’aspetto ancor più giovane e fresco.

Protesi P.I.P.

Comunicato ufficiale riguardo le protesi di marca P.I.P.:

E’ notizia di questi giorni che le protesi mammarie prodotte dall’azienda francese P.I.P.(maggiori informazioni si possono reperire al seguente articolo) siano pericolose in quanto costruite e riempite con gel di silicone non ad uso umano, ma industriale. Tali protesi, utilizzate molto poco in Italia, sono sempre state caratterizzate da una bassa qualità produttiva che permetteva ai venditori di poter applicare prezzi più bassi della metà rispetto a quelli delle altre case. I componenti costitutivi non sono “ad uso umano”: tale etichetta implica che non si conosce il loro comportamento se impiantate nell’uomo.

 

Tengo a precisare che nè io, nè i chirurghi del nostro gruppo abbiamo mai eseguito Mastoplastiche con l’impianto di protesi di marca P.I.P.. Pertanto voglio tranquillizzare le nostre pazienti su tale argomento. Siamo sempre disponibili a chiarimenti, contattando i nostri numeri. Sottolineo che in ogni cartella clinica è presente l’adesivo indicante il numero di serie e del lotto identificativo la protesi. Con tali numeri è possibile risalire a tutta la filiera produttiva della specifica protesi impiantata.

Cosa sapere sulle Protesi Mammarie

Cosa bisogna sapere sulle protesi mammarie

La mastoplastica additiva è l’intervento chirurgico più eseguito in campo estetico e,

come tutti gli interventi di chirurgia plastica, è anche estremamente delicato, in quanto deve rispondere ad elevate aspettative che coinvolgono sia la sfera fisica della paziente, che quella psicologica.

E’ mio consiglio, perciò, non sottovalutare tale procedura ed affidarsi solo alle mani di esperti professionisti in grado di gestire tutte le esigenze e le eventualità che si possono incontrare durante questo cammino.

In questa ottica, pur essendo profondamente convinto del fatto che la scelta della protesi spetti principalmente al chirurgo- che deve accogliere i desideri della donna e tradurli in un risultato duraturo- ritengo importante sfatare alcuni miti che circolano quotidianamente sui media, in modo che la paziente abbia alcune nozioni di base.


FAQ (FREQUENT ASKED QUESTIONS):


Di che cosa sono fatte le protesi mammarie?

Le protesi mammarie più frequentemente impiantate sono costituite da un involucro di silicone e sono riempite con gel di silicone;



Ne esistono anche rivestite in poliuretano, ma hanno un’indicazione più limitata e specifica.

Il silicone contenuto nelle protesi mammarie può provocare il cancro?

No, non esistono studi che dimostrino tale dato: il numero di protesi mammarie impiantato nel mondo è elevatissimo (soltanto negli U.S.A. si stimano 1,5 milioni di donne con protesi) e non si registra alcun aumento di incidenza di cancro rispetto alle donne che non si sono sottoposte a mastoplastica additiva.

Per quanto riguarda il tumore al seno, invece, la protesizzazione sembra svolgere un ruolo addirittura protettivo per due ragioni:

-primo, l’età media delle donne che si sottopongono a mastoplastica additiva si colloca fra il 2° e il 4° decennio di vita e questo implica che, in ragione degli accertamenti pre-operatori e dei controlli di follow-up cui devono sottoporsi, le pazienti vadano incontro ad un esame medico ancora più precoce rispetto a quello indicato nelle più recenti linee guida sulla prevenzione del tumore della mammella.

-secondo, la presenza delle protesi mammarie induce, a causa del continuo sfregamento, un progressivo assottigliamento della ghiandola mammaria, con conseguente diminuzione di cellule che possono potenzialmente degenerare in neoplasia.

Il silicone contenuto nelle protesi mammarie provoca allergie?

No, il silicone è una molecola assolutamente inerte. In passato, quando era ancora permessa l’infiltrazione liquida di silicone, potevano svilupparsi delle fastidiose “reazioni da corpo estraneo” dovute al sistema immunitario che, incapace di eliminarlo, lo confinava all’interno di granulomi.

Oggigiorno, invece, proprio per la struttura “a barriera” delle protesi mammarie, non esistono evidenze scientifiche di un nesso fra aumento di patologie quali malattie autoimmuni o malattie del connettivo ed impianto delle protesi stesse.

Il silicone contenuto nelle protesi mammarie si disperde nel corpo e può passare nel latte materno?

Esiste in realtà un fenomeno, che con le protesi ora in commercio è praticamente annullato, per il quale minime quantità di silicone trasudano dall’involucro: tale quantitativo, però, è talmente irrisorio da non essere registrabile con gli esami ematici. La maggioranza del silicone circolante nel nostro corpo proviene dal contatto tra i cibi che ingeriamo e alcuni contenitori alimentari che ne sono ricoperti.

Uno studio sui livelli di silicio (la componente rilevabile del silicone) nel latte materno non ha evidenziato una presenza superiore nel latte di madri portatrici di protesi al seno rispetto ad un campione di donne senza impianti.

Cosa si intende per “contrattura capsulare”?

La contrattura capsulare è un fenomeno che determina la formazione di uno strato fibroso intorno alla protesi.

Tale processo è determinato dall’eccessiva risposta del sistema immunitario della paziente, che cerca di avvolgere la protesi nell’intento di eliminarla. La capsula può essere più o meno spessa e più o meno tenacemente adesa ai tessuti circostanti e, in maniera direttamente proporzionale a tali caratteristiche, sarà dolorosa e inficerà il risultato estetico dell’intervento.



Le motivazioni che la determinano non sono chiare: se da un lato esiste sicuramente una predisposizione individuale, dall’altro alcuni studi scientifici hanno evidenziato come alcune manovre chirurgiche o l’utilizzo di protesi scadenti possano aumentare l’incidenza di contrattura.

Le protesi mammarie scoppiano in aereo o in seguito ad immersioni subacquee?

Le protesi mammarie di ultima generazione sono in grado di resistere a notevoli sollecitazioni meccaniche,



pertanto è altamente improbabile che viaggi in aereo o immersioni ricreative possano comprometterne l’involucro. Al più, al variare della pressione, si possono osservare transitori fenomeni di lieve contrazione ed espansione dell’involucro, con la possibile conseguente formazione di microbolle di aria all’interno della protesi.

Infine, le protesi delle marche più importanti ed utilizzate hanno una produzione statunitense e vengono importate nel nostro paese per via aerea.

Cosa succede se una protesi mammaria si rompe?

Il gel di silicone contenuto nelle protesi attuali ha una peculiare caratteristica tecnica che si chiama “coesività”. In pratica, la struttura molecolare non permette alla sostanza di disperdersi, ma rimane appunto coesa a se stessa, senza dissolversi e migrare.



Nel caso in cui, però, venisse diagnosticata una rottura protesica (la diagnosi si pone mediante esame clinico, la risonanza magnetica e con l’ecografia), è necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico per la bonifica e la sostituzione dell’impianto.

Con le protesi mammarie quali esami devo fare per la prevenzione del cancro al seno?

L’esame d’elezione per le pazienti con protesi al seno è la Risonanza Magnetica (RMN). Esistono, però, macchinari moderni con una potenza (Tesla) così elevata da generare un campo magnetico in grado, in alcuni casi, di alterare la struttura molecolare del silicone. Pertanto, prima di sottoporsi a tale esame, è utile informare il tecnico radiologo o il medico radiologo della presenza di tali impianti, allo scopo di avvalersi dello strumento più adeguato.

Altri esami possibili sono l’Rx mammografico o l’ecografia, che però trovano indicazione clinica solo nel caso in cui la ghiandola mammaria sia ben rappresentata.

Ad ogni modo è meglio domandare allo specialista quale sia l’esame più adatto al proprio seno.

Quanto durano le protesi mammarie?

Difficile stabilire quanto tempo dureranno le nostre protesi. Le migliori attualmente in commercio sono “garantite a vita, in condizioni normali”, definizione questa abbastanza sibillina.

Quello che sostengo con le mie pazienti è che valutazioni cliniche-anatomiche (i.e. conformazioni toraciche troppo acute determinano un’usura più rapida dell’involucro), stile di vita condotto (differenti sono le sollecitazioni di un’insegnante di aerobica da quelle di un’impiegata sedentaria), permettono al chirurgo di essere in grado di fare una stima di durata che mediamente si aggira attorno ai 10 anni. Aggiungo sempre che costanti controlli clinici permettono allo specialista di verificare e monitorare il grado di deterioramento della protesi.

Che differenza c’è tra protesi tonde e anatomiche?

Anatomica o rotonda è riferito alla forma della protesi:



la prima, tenuta verticalmente, ha una sezione a goccia, la seconda emisferica. Per quanto riguarda la resa estetica, non significa che le prime diano risultati più naturali delle seconde: ognuna va utilizzata con indicazioni ben precise.

È vero che le protesi mammarie al tatto sono fredde?

No, le protesi mammarie accumulano la temperatura corporea. Nel caso di protesi molto voluminose e posizionamento retro-ghiandolare, è possibile che il calore sia sensibilmente minore e la sensazione da parte delle pazienti sia quella di avvertire minor temperatura. Tale evenienza non si presenta in caso di posizionamento retro-pettorale, essendo gli impianti maggiormente protetti.

In conclusione, l’uso di impianti mammari al silicone per l’aumento del seno risulta essere alquanto sicuro. Come per qualsiasi intervento chirurgico, però, soltanto la corretta indicazione da parte dello specialista e l’utilizzo di opportuni presidi determinano la diminuzione del rischio e la predominanza dei benefici.

Per approfondimenti visitate anche il sito delle marche che utilizzo

www.mentorwwllc.com/global-it/breast-augmentation/breast-implant-safety.html

www.natrelleitalian.eu/breast-enhancement/Pages/warranty.aspx